Agli inizi del decennio 1960 la continua richiesta da parte dei musicisti di ottenere un
effetto ‘eco’ alla voce o allo strumento portò Leo Fender ed i suoi
collaboratori a produrre l’Echo Chamber che consisteva in
una scatola contenente un nastro magnetico che scorrendo su bobine registrava
tramite una testina il segnale rilasciandolo poi con ritardi
sequenziali pilotati a piacere dal musicista all’amplificatore.